2012 Agosto

Tutte le news dall’Aeroclub di Modena


Amsterdam, Olanda – Ufficio stampa dell’aeroporto ed antiterrorismo non confermano né smentiscono

(WAPA) – Notizie contrastanti arrivano da Amsterdam in relazione al presunto dirottamento di un aereo Vueling che al momento si trova all’aeroporto Schiphol della capitale olandese, dopo essere stato scortato a terra da due aerei caccia F-16.

Una portavoce della linea aerea ha dichiarato all’agenzia di stampa “Reuters” che si tratta solamente di un’incomprensione di natura tecnica: “C’è stata una mancanza di comunicazione tra il pilota e la torre, e l’aeroporto ha attivato i protocolli di sicurezza”.

Martijn Peelen, portavoce della polizia militare olandese, ha affermato a “Reuters”: “Stiamo ancora cercando di stabilire una comunicazione con i passeggeri e con l’equipaggio”.

AVIONEWS ha provato a contattare sia l’aeroporto di Amsterdam-Schiphol che il Nationaal Coördinator Terrorismebestrijding en Veiligheid (Nctv, coordinamento nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza), che non sono però al momento disponibili a fornire dichiarazioni ufficiali, ma che tuttavia non hanno né smentito né confermato il fatto. Soprattutto l’Nctv è al momento molto impegnato in relazione a questa vicenda.

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Olanda, dirottato aereo passeggeri? È solo un disguido tecnico

Momenti di paura in Olanda che per fortuna si sono rivelati un falso allarme. I media olandesi hanno infatti smentito la notizia di un aereo passeggeri dirottato: alla base di tutto un errore tecnico nella comunicazione tra il pilota e la torre di controllo. Due aerei caccia F16 erano stati fatti alzare in volo da parte del ministero della difesa per scortare l’aereo in arrivo all’aeroporto Schiphol di Amsterdam che si temeva avesse ostaggi a bordo. In un primo momento, infatti, si temeva che l’aereo passeggeri fosse stato dirottato: in particolare il sito d’informazione Nu.nl parlava di un volo della compagnia Vueling dirottato nella tratta da Malaga ad Amsterdam.

Ma – secondo quanto ha riferito El Pais – proprio un portavoce della compagnia aerea spagnola ha smentito con chiarezza la notizia del dirottamento ed ha spiegato che fortunatamente si è trattato soltanto di un problema di comunicazione fra il pilota e la torre di controllo.

L’emittente olandese Nos ha, invece, contattato telefonicamente una persona che era a bordo dell’aere ed ha riferito che non solo non ci sono ostaggi, ma addirittura la situazione sull’aereo – che intanto è atterrato ad Amsterdam ed è anche stato parcheggiato in una zona isolata dello scalo di Schipol – è totalmente calma e serena.

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Paura in Olanda, sospetto dirottamento volo
Ma è un’ incomprensione pilota-torre controllo

Concitazione a Schiphol, scalo di Amsterdam. L’aereo con 183 passeggeri scortato dai caccia. La compagnia smentisce

Lunghi momenti di concitazione e d’ansia a Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam in parte chiuso mercoledì dopo il ritrovamento nella zona di una bomba inesplosa della Seconda Guerra Mondiale. Il ministero della difesa ha fatto alzare in volo due F16 a scortare un aereo in arrivo all’aeroporto da Malaga con 183 passeggeri a bordo.

 CACCIA IN VOLO – L’allarme per il presunto dirottamento è durato alcuni minuti, un tempo sufficiente a far entrare in azione le teste di cuoio e far giungere diverse ambulanze sulla pista. Poi la smentita della compagnia, la Vueling, e si scopre l’arcano: un vuoto di comunicazione tra il comandante e la torre di controllo ha generato un’incomprensione e dunque fatto scattare le procedure d’emergenza. Prassi che prevede, appunto, l’ immediato invio dei caccia.Un passeggero a bordo dell’aereo ha riferito che a bordo «è tutto tranquillo, le porte sono chiuse ma non siamo in ostaggio». Lo affermano i media locali citando fonti dell’antiterrorismo.

UNA PRECAUZIONE – I servizi antiterrorismo olandesi, in attesa delle conclusioni della polizia militare sul caso dell’ aereo della Vueling hanno spiegato di aver deciso la scorta degli F16 «per precauzione avendo perso il contatto radio con l’aereo. Il caso è ora nelle mani della polizia militare, ed aspettiamo le loro conclusioni». Nel frattempo la polizia sta effettuando una perquisizione a bordo dell’aereo. Lo riferiscono le autorità aeroportuali a Schiphol. E sul profilo Twitter è comparso il seguente messaggio: «Non c’è stato nessun dirottamento all’aeroporto di Schiphol Amsterdam».



Delhi, India – “Delhi è il migliore dei clienti per l’export internazionale”

(WAPA) – Russia e India hanno firmato stamattina 28 agosto 2012 un accordo che regolerà una joint-venture mirata alla produzione di munizioni moderne per equipaggiare truppe, mezzi e velivoli delle forze armate indiane. La notizia è stata resa nota da una fonte interna alle suddette forze armate a un’agenzia russa.

Il documento è stato discusso nella giornata di ieri durante un workgroup mirato a definire il futuro di questo tipo di produzione bellica. A breve quindi il meglio della tecnologia balistica russa in fatto di munizioni, proiettili di artiglieria e razzi non guidati sarà costruito non solo in madrepatria ma anche in India. Questa collaborazione non deve stupire, dal momento che Russia e India sono da tempo legate da programmi militari.

Basti pensare all’acquisto dei caccia che andranno ad equipaggiare la portaerei Ins Vikramaditya venduta all’India dai russi, o alla joint-venture per lo sviluppo del nuovo aereo caccia di quinta generazione Sukhoi Pak-Fa.

Proprio in merito occorre infatti sottolineare che tra i due Paesi è in corso un altro negoziato che andrebbe a definire altre aree d’interesse all’interno dell’industria bellica, come ad esempio quella aerospaziale. Tuttavia la fonte, citata dai giornali, non avrebbe fornito ulteriori informazioni in merito.

L’India è oggi probabilmente il migliore dei clienti per l’export internazionale di armi, soprattutto per quel che riguarda equipaggiamenti prodotti in Russia. Le forze armate indiane utilizzano oggi infatti carri armati e veicoli lanciarazzi russi. Anche le armi d’assalto in dotazione alle truppe indiane sono, nella maggior parte dei casi, di provenienza russa. (Avionews)

Fonte:www.avionews.it



Contributi a Ryanair, indaga la Ue

VERONA — Ryanair nel mirino della Commissione europea, il ministro Corrado Passera che si accinge a presentare ai colleghi il nuovo piano aeroportuale nazionale (con Verona e Brescia considerati scali non «strategici», ma comunque utili al Paese), e il presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora, che dichiara che in futuro «tutto il traffico cargo di Bergamo sarà trasferito a Brescia». Tante novità per quanto riguarda il traffico aereo, a testimonianza del fatto che il settore vive una fase di rapidi cambiamenti e Verona può cercare di sfruttarli per accrescere la propria offerta commerciale e risanare i conti della società Valerio Catullo, oggi disastrosi.

Il contratto Ryanair La notizia del giorno arriva dal settimanale Panorama, che rivela che lo scorso 8 agosto, la Commissione europea ha aperto un’istruttoria sul «presunto contributo di 7 milioni di euro all’anno», concesso a Ryanair dalla Catullo come «premio» per portare i propri voli sullo scalo scaligero. L’iniziativa potrebbe portare a breve all’apertura di un’indagine per «aiuti di stato illegittimi». L’indagine non è la prima del suo genere: già nel 2007 la Commissione aveva avviato un’istruttoria sui presunti aiuti irregolari dati alla Ryanair dalla Sogeaal, la società che controlla l’aeroporto di Alghero. Sotto la lente dei funzionari di Bruxelles sono finiti 43 milioni pagati dalla Regione Sardegna a Ryanair a partire dal 2001. Ora, rispetto al caso di Verona, si tratta di capire quale sarà l’orientamento della Commissione: l’apertura dell’istruttoria era infatti qualcosa di scontato, dopo la denuncia presentata da Meridiana- Air Italy contro il contratto che dà alla compagnia low cost una sovvenzione tanto generosa. La società di gestione dello scalo veronese (dopo il rinnovo dei vertici un anno fa e l’affidamento della presidenza a Paolo Arena) contesta l’eccessiva onerosità del contratto, e un intervento della Commissione che sanzionasse la pratica dei contributi alle low cost, potrebbe tornare utile ai fini della rinegoziazione dello stesso.

Verona scalo prioritario Se il lavoro della Commissione europea incrocia le vicende del Catullo, altrettanto importante è capire l’orientamento del governo verso i due scali collocati in prossimità delle sponde del Garda. Sembra che domani il ministro Passera illustrerà in consiglio dei ministri il piano aeroportuale nazionale elaborato assieme ad Enac, allo scopo di ridurre l’eccessivo numero di aeroporti italiani: nella Penisola oggi se ne contano una sessantina. La buona notizia è che sia Verona sia Brescia hanno un ruolo ben preciso, quindi da parte del governo non arriverà la decisione di chiuderli o di far ricadere sugli enti locali gli eventuali oneri di gestione. La «cattiva » è che il Catullo non rientra tra gli scali «strategici», chiamati a sviluppare il traffico nazionale, ma solo tra quelli «prioritari», cha hanno cioè una loro ragion d’essere ma confinata in ambito locale. Questa classificazione non ha ricadute concrete (chi decide il destino commerciale di un aeroporto è il mercato, perché il governo non può imporre scelte alle compagnie aeree), ma certo non fa piacere vedere che lo scalo di Verona si trova circondato da aeroporti di «categoria » superiore: a est Venezia, che è uno dei tre scali «internazionali » assieme a Fiumicino e Malpensa, e attorno tre aeroporti «strategici» (Linate, Bergamo e Bologna).

Cargo a Brescia Il presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora, ha dichiarato nei giorni scorsi che non solo a Brescia arriveranno voli cargo (notizia attesa da tempo), ma addirittura che «tutto il traffico cargo di Bergamo» passerà a Montichiari. La ragione è che Orio al Serio, coi suoi 9 milioni di viaggiatori low cost, è già al limite delle proprie possibilità. L’eventualità sarebbe molto positiva ma prima di festeggiare è meglio vedere gli aerei.

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Ryanair, Ue indaga su aiuti italiani

 

Roma – Un presunto contributo di 7 milioni di euro all’anno concesso a Ryanair dalla società Valerio Catullo che gestisce l’aeroporto di Verona. È l’oggetto di un’istruttoria aperta l’8 agosto scorso dalla Commissione europea di cui scrive Panorama in un’inchiesta «sui sostegni occulti degli scali italiani alla compagnia irlandese», e che potrebbe portare a breve all’apertura di un’indagine per aiuti di Stato illegittimi.

Il settimanale scrive anche che «la Commissione, dal 27 giugno, ha allargato l’ambito di un’altra indagine avviata nel 2007 sui presunti aiuti irregolari dati alla Ryanair dalla Sogeaal, la società che controlla l’aeroporto di Alghero. Adesso sotto la lente di Bruxelles ci sono 43 milioni che sarebbero finiti alla compagnia guidata da Michael ÒLeary dal 2001: soldi pagati dalla Regione Sardegna, azionista unico della Sogeaal». Panorama spiega anche «il meccanismo attraverso il quale la low cost irlandese ottiene le sovvenzioni: accordi commerciali con le società di gestione degli aeroporti, quasi sempre controllate da enti pubblici. In cambio di una quota per passeggero trasportato, la compagnia si impegna a pubblicizzare lo scalo. In molti casi, come nell’aeroporto di Verona, Ryanair beneficerebbe anche di sconti sui servizi di terra e dell’esenzione delle addizionali comunali per un contributo totale di quasi 25 euro a passeggero».

Agli inizi di agosto, Meridiana Fly-Air Italy aveva fatto ricorso alla Ue contro l’aeroporto di Verona e contro Ryanair per concorrenza sleale da parte di Ryanair proprio grazie al contratto con l’aeroporto veronese. «Totale sostegno» all’iniziativa di Meridiana-Air Italy contro «gli aiuti di stato a Ryanair» era stata espressa da Assaereo (Associazione confindustriale delle Compagnie aeree), che contestava «l’incredibile vantaggio competitivo di cui gode il vettore irlandese per l’esenzione dalle addizionali comunali, prezzi stracciati per i servizi di assistenza a terra e contributi commerciali per ciascun passeggero trasportato».

Agevolazioni «finanziate da enti pubblici azionisti delle società di gestione e quindi, in ultima istanza, dai cittadini contribuenti», «per attività di un singolo operatore irlandese» che peraltro «non applica le leggi italiane in materia fiscale, contributiva (in Irlanda è del 12% mentre in Italia è del 37%), previdenziale, e le norme comunitarie a tutela dei diritti dei passeggeri», rilevava Assaereo. Così costringe altre compagnie a cessare le operazioni. L’ispettorato del lavoro di Bergamo, ricordava l’associazione confindustriale, «ha già contestato a Ryanair una evasione contributiva di 12 milioni di euro e sono in corso accertamenti della Guardia di Finanza per un’evasione fiscale dal 2005, stimata in circa 500 milioni di euro».

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Ryanair e i guai del low cost:
dagli aiuti vietati all’evasione fiscale

La compagnia irlandese è sotto gli occhi di Bruxelles e della Guardia di finanza. Sotto accusa per concorrenza sleale e contratti di lavoro speciali per evadere la tasse. Adesso l’Ue sta indagando su presunti aiuti di Stato che l’azienda di O’Leary avrebbe ricevuto per tenere in piedi alcune tratte magari poco redditizie

MILANO – Non è un buon momento per le compagnie di volo low-cost. Il traffico sui cieli è per la prima volta in diminuzione e l’effetto novità del viaggiare con l’areo a prezzi stracciati sembra svanito. Ma per la Ryanair (che nel periodo dicembre 2011-12 ha perso in Italia il 5 per cento), la compagnia irlandese tra i leader nei voli a basso costo, le difficoltà sono anche altrove.

GLI AIUTI CONTESTATI – Prima è arrivata l’accusa di evasione fiscale e contributiva, ora ci si è messa anche la Commissione europea che sta indagando su presunti aiuti di Stato che l’azienda di Michael O’Leary avrebbe ricevuto per tenere in piedi alcune tratte magari poco redditizie. Dal 2001, sono 43 i milioni versati dall’aeroporto di Alghero, mentre sono 12 i milioni di euro all’anno che la regione Puglia paga alla Ryanair per le campagne pubblicitarie dedicate agli scali di Bari e di Brindisi. Aiuti che sono vietati dai regolamenti europei. Anche per questo fu decisa la vendita di Alitalia che non poteva più essere tenuta in piedi dai soldi dei contribuenti italiani. La Commissione europea indaga anche su 7 milioni di euro che sarebbero arrivati dall’aeroporto di Verona, secondo una denuncia della Meridiana, depositata sui tavoli di Bruxelles il 19 luglio: l’8 agosto è stata poi aperta un’istruttoria preliminare.

25 EURO A PASSEGGERO – I 22 scali italiani, sostengono le compagnie concorrenti di Ryanair, versano sostanziosi contributi nelle casse della compagnia irlandese. C’è una quota che viene versata dallo scalo per ogni passeggero in cambio della pubblicità dello scalo stesso sui banner del sito Ryanair. Il dossier aperto dalla Commissione è però solo uno dei problemi della compagnia low cost più famosa in Italia. Oltre alla probabile concorrenza sleale denunciata da Airone per la Sardegna, la Guardia di finanza sta investigando su una presunta evasione fiscale di mezzo miliardo di euro. A Bergamo, invece, l’ispettorato del lavoro contesta un’evasione di 12 milioni di euro: i dipendenti, pur con base in Italia, hanno contratti di lavoro irlandesi, con aliquote più basse rispetto a un contratto italiano. Secondo un’inchiesta di Panorama, la media dell’obolo versato dall’aeroporto per passeggero è di dieci euro, mentre l’aeroporto di Verona avrebbe versato 25 euro per ogni passeggero Ryanair.

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Ryanair molla tutto? Paura ad Alghero

Dopo le ultime notizie sull’allargamento dell’inchiesta svolta dalla Commissione Ue, grande apprensione in aeroporto

ALGHERO. Sono davvero «aiuti di Stato» quei soldi che la Regione, attraverso la Sogeaal, di sua proprietà, ha dato a Ryanair in forma di contributi co-marketing? Una domanda da almeno 42,5 milioni di euro (tanto sarebbe complessivamente il denaro versato tra il 2000 e il 2010). Alla quale molto presto dovranno dare risposta gli ispettori della Commissione europea, che a partire dal 27 giugno scorso ha allargato l’ambito di un’altra indagine avviata cinque anni fa sempre sui presunti sostegni irregolari concessi alla compagnia aerea irlandese dalla società che gestisce l’aeroporto di Alghero. La questione, dunque, non è proprio nuovissima. Ma ora a riportarla prepotentemente alla ribalta è un’inchiesta contenuta sull’ultimo numero del settimanale Panorama, in edicola da oggi, nella quale si racconta che aria tira nei cieli italiani. Ed è, manco a dirlo, aria di crisi profonda.

La colpa? Stando ai concorrenti della più importante compagnia low cost al mondo – gli stessi che ripetutamente fanno appello all’Unione europea – sarebbe da ricercarsi nelle norme poco chiare che regolano il mercato nazionale dei voli, ma anche (per non dire: soprattutto) nelle sproporzionate agevolazioni che l’azienda fondata nel 1985 dall’uomo d’affari Tony Ryan riesce a ottenere rispetto ai suoi competitor.

I vettori italiani accusano Ryanair di concorrenza sleale. E vanno a lamentarsi a Bruxelles.

Ma come si comporterebbe Ryanair se le venissero improvvisamente a mancare i sostegni da Sogeaal? Proprio come aveva fatto nel corso di una sua recente visita nello scalo di Fertilia, Michael Cawley, numero due della compagnia irlandese, risponde che «se continueranno a infierire saremo costretti a ridurre drasticamente la nostra presenza ad Alghero». Parole sufficienti a generare il panico nella Riviera del corallo.

Fonte:http://corrieredelveneto.corriere.it \www.ilsecoloxix.it  \http://www.ilvostro.it  \http://lanuovasardegna.gelocal.it



L’ex astronauta aveva 82 anni. Nel luglio del 1969 condusse la missione di allunaggio dell’Apollo 11.

Nella storia le sue parole:

 “E’ un piccolo passo per l’uomo, ma è un grande balzo per l’umanità”

WASHINGTON – All’età di 82 anni è morto Neil Armstrong, il primo uomo che, il 20 luglio del 1969, mise piede sulla Luna dopo aver condotto la missione di allunaggio dell’Apollo11. A dare la notizia è stata la rete americana Nbc. Armstrong aveva subito un intervento chirurgico di quadrulo bypass coronarico lo scorso 7 agosto, due giorni appena dopo aver compiuto 82 anni. Il 6 un esame medico aveva rivelato la parziale occlusione nelle arterie che portano il sangue il cuore. Nella storia le sue parole: “Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo  per l’umanità”. Per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama “se ne va uno dei più grandi eroi americani di tutti i tempi”. Uno dei suoi due “compagni di viaggio”, Buzz Aldrin, ha affidato a Twitter il suo ricordo: “Eravamo buoni amici”, ha scritto, “saremo legati per sempre”.

Neil Armstrong nacque il 5 agosto 1930 in Ohio figlio di Stephen Koenig Armstrong e Viola Louise Engel, famiglia di origine tedesca. Il suo primo volo fu all’età di sei anni, su un piccolo velivolo in una fiera paesana, dimostrando però così la sua grande passione per l’aria. Combattè come pilota di jet per la marina militare americana nella guerra di Corea. terminando quel conflitto con ben 72 missioni al suo attivo.
 Ha frequentato la Purdue University, dove si laureò in ingegneria aeronautica nel 1955. Diventò pilota civile e per la NASA testò l’X-15, in grado di raggiungere i 6.401 km/h.

Fu selezionato come astronauta nel 1962. Per il Programma Gemini comandò la missione Gemini 8, che fu la prima che vide l’aggancio di due oggetti orbitanti, nel 1966, ma subito dopo l’aggancio la missione fu interrotta a causa di un malfunzionamento dei propulsori di manovra. Solo la freddezza di Armstrong – un guasto a un propulsore iniziò a farla roteare a grande rapidità – evitò la tragedia. Il comandante usò un sistema di riserva e la riportò sotto controllo, atterrando nel Pacifico.
Nel 1968 fu comandante dell’equipaggio di riserva nella missione Apollo 8, che prevedeva anche orbite lunari.

Il 6 maggio 1968 sfuggì miracolosamente alla morte in un incidente durante una esercitazione con il simulatore volante LLRV (Lunar Landing Research Vehicle). Nel luglio 1969, Armstrong comandò la missione di allunaggio Apollo 11. Durante la fase di avvicinamento, Armstrong prese i controlli manuali del modulo lunare Eagle e lo pilotò fuori da una zona particolarmente rocciosa. Le sue prime parole furono, “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata”. Quasi sette ore più tardi, il 21 luglio, uscì dal Lem e divenne il primo essere umano a camminare sulla Luna.

Dopo il trionfale allunaggio e il ritorno a terra, che coronarono il programma spaziale Usa lanciato da John F. Kennedy, Armstrong sparì di fatto dalla vita pubblica. Lasciò la Nasa e andò ad insegnare ingegneria all’Università di Cincinnati; più tardi avrebbe fatto parte di consigli di amministrazione di varie aziende aerospaziali. Il 13 agosto 1969 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon gli assegnò la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile americana.

Armstrong ricomparve in pubblico per il 30.mo anniversario dell’impresa dell’Apollo 11, quindi per il quarantennale, in occasione del quale lui, Aldrin e Collins furono ricevuti dal presidente Barack Obama.
Lo scorso novembre era stato insignito, insieme ai compagni, della Medaglia d’oro del Congresso, la più alta onorificenza civile statunitense.

E’ stato membro delle commissioni che indagarono sull’incidente dell’Apollo 13 nel 1970 e dello Space Shuttle Challenger nel 1986.

Della conquista della Luna disse: “La cosa più importante della missione Apollo fu dimostrare che l’umanità non è incatenata per sempre a un solo pianeta, e che le nostre visioni possono superare quel confine, e che le nostre opportunità solo illimitate”.

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Morto Neil Armstrong, il primo uomo andato sulla Luna

L’astronauta americano Neil Armstrong, primo uomo ad aver camminato sulla Luna, il 20 luglio 1969, è morto all’età di 82 anni, per complicazioni sopraggiunte, dopo un’operazione al cuore subita all’inizio del mese.

Il presidente Usa, Barack Obama, si è detto profondamente colpito e ha definito Neil “uno dei più grandi eroi di tutti i tempi“ che “ci ha insegnato l’enorme potere di un piccolo passo”.

Imbarcatosi a bordo dell’Apollo 11, Neil Armstrong e il suo compagno Edwin ‘Buzz’ Aldrin era sbarcato sulla Luna il 20 luglio 1969, sotto gli occhi di 500 milioni di telespettatori che in tutto il mondo seguivano l’avvenimento. Il terzo membro dell’equipaggio, Michael Collins, invece, era rimasto in orbita attorno alla luna.

Armstrong che, quelle ore passate sulla Luna, insieme ad Aldrin aveva raccolto reperti, scattato fotografie, fatto esperimenti, definì la sua impresa “un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l’umanità”.

Uomo modesto, diventato subito un’icona, era poi sfuggito ai microfoni e alle telecamere e aveva vissuto per decenni in un fattoria appartata dell’Ohio, località in cui era nato da genitori di origine tedesca.

Schivo e riservato, anche dopo essere andato in pensione, aveva continuato a insegnare all’università.

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Morto Neil Armstrong, primo uomo su Luna

“Un vero eroe americano”. Così é stato definito Neil Armstrong, timido e tranquillo ingegnere dell’Ohio destinato però a diventare un eroe globale: il primo uomo a posare piede sulla luna, nell’ormai lontano 20 luglio 1969. Oggi Armstrong ha lasciato questa Terra, quella che commosso riuscì a contemplare dalla superficie lunare. Si è spento ad 82 anni per complicazioni cardiovascolari, in seguito ad una delicatissima operazione al cuore subita all’inizio di agosto. “Neil è stato uno dei più grandi eroi di tutti i tempi e ci ha insegnato l’enorme potere di un piccolo passo”, sono state le parole del presidente statunitense, Barack Obama, che insieme alla First Lady Michelle si è detto “profondamente colpito”.

La costernazione per la scomparsa del primo ‘moonwalker’ della storia coinvolge ogni angolo del mondo. Insieme a Edwin ‘Buzz’ Aldrin e Michael Collins quel giorno di 43 anni fa emozionò un’intera generazione. E le sue prime parole, appena toccato il suolo lunare, sono rimaste impresse nella memoria e nei libri di storia: “That’s one small step for [a] man, one giant leap for mankind”, un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l’umanità. Si coronava il sogno del presidente americano John Fitzgerald Kennedy a cui, in piena guerra fredda, l’Unione Sovietica aveva lanciato il guanto di sfida anche sul fronte della corsa allo spazio, lanciando in orbita nel 1957 il satellite Sputnik.

Ora l’America aveva vinto. Il simbolo di questa vittoria era proprio Armstrong che, in quelle ore passate sulla Luna, insieme ad Aldrin raccolse reperti, scattò fotografie, fece esperimenti, gettando le basi per la futura esplorazione dello spazio. Dopo di loro altri dieci astronauti americani lasciarono le loro impronte sulla luna tra il 1969 e il 1972. Armstrong mostrò anche un enorme coraggio, lui che alcuni amici di infanzia ricordano come un giovane un po’ ‘nerdy’, imbranato: quando il computer del modulo lunare Eagle in fase di atterraggio fece le bizze, prese i comandi manuali e si rese protagonista di un atterraggio mozzafiato: “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata”, disse alla fine della spericolata ma decisiva manovra, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo.

Anche ai milioni di telespettatori che in tutto il mondo seguirono – in bianco e nero – l’evento. Forse il primo grande evento mediatico globale della storia della televisione. Armstrong, nato in Ohio da genitori di origine tedesca, è rimasto schivo e poco avvezzo alle luci della ribalta anche dopo essere andato in pensione. Ha continuato a insegnare all’università e le sue apparizioni negli anni sono state sporadiche. Solo nel 2010 fece parlare di sé per essere per la prima volta intervenuto nel dibattito politico, criticando la politica spaziale dell’amministrazione Obama che, in tempi di crisi economica, aveva secondo lui indebolito il ruolo della Nasa promuovendo la corsa allo spazio da parte delle compagnie private. I problemi al cuore lo avevano costretto ai primi di agosto ad un delicato intervento per installare un bypass. Sembrava tutto fosse andato per il verso giusto, come la stessa moglie Carol aveva confermato. “Lo spirito pioneristico di Neil gli è stato utile in questo momento difficile”, erano state le parole del numero uno della Nasa, Charles Bolden. Ma stavolta Neil non ce l’ha fatta. E ora l’America, ma non solo, piange il suo eroe.

I tre uomoni che entrarono nella leggenda:

Neil Armstrong Edwin “Buzz” Aldrin MichaelCollins



(ANSA) – LUBIANA – Quattro persone sono morte in un incidente in mongolfiera nei pressi di Lubiana, in Slovenia. Tra i feriti, il cui totale è di 25, ci sono anche due turisti italiani, che hanno riportato lesioni lievi. Sulla mongolfiera, partita verso le 5 di mattina per un volo panoramico, c’erano in tutto 32 persone, quando un’ improvvisa tempesta la trascinata contro un albero, provocando un incendio e facendo precipitare il pallone.

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 LUBIANA, SLVENIA : 4 MORTI PER LO SCHIANTO DI UNA MONGOLFIERA

LUBIANA – Sarebbero quattro le persone morte nell’incidente in mongolfiera avvenuto stamani nei pressi di Lubiana. Tre sono ancora date per disperse.
Tra i feriti, il cui bilancio è salito a 25, ci sarebbero anche due turisti italiani. Lo riferisce il portale internet sloveno 24ur. La polizia ha ufficialmente confermato di aver rinvenuto due corpi, mentre i siti internet sloveni scrivono che le persone morte, secondo dati ancora da confermare, sono quattro.
Sulla mongolfiera, partita stamane verso le 5 per un volo panoramico, c’erano in tutto 32 persone. Il pronto soccorso di Novo Mesto ha riferito di dare assistenza attualmente a cinque persone ferite: due italiani, due sloveni e un britannico. Invece al centro ospedaliero di Lubiana sono state accolte 21 persone, tra le quali sei bambini. Sei persone versano in condizioni gravi con ustioni al corpo. Per ora non è nota la nazionalità dei feriti soccorsi all’ospedale di Lubiana.
Secondo le prime ricostruzioni, a causa di una tempesta improvvisa con forti colpi di vento, la mongolfiera avrebbe urtato contro un albero. Dopo l’urto, avrebbe preso fuoco e alcuni turisti sono rimasti ustionati, altri si sarebbero lanciati a terra. Dalla tempesta sarebbe stata investita anche una seconda mongolfiera, che è riuscita però ad atterrare, seppur con difficoltà.

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Aereo si schianta in Kenya, 2 turisti tedeschi e 2 piloti morti

Altri tre passeggeri feriti gravi. Il velivolo è precipitato al Masai Mara, celebre riserva nel Sud Ovest

Nairobi, 22 ago. (TMNews) – E’ di due turisti tedeschi e due piloti morti il bilancio di un incidente aereo nella riserva faunistica Masai Mara in Kenya. Altri tre passeggeri del velivolo sono rimasti gravemente feriti. Lo ha indicato la polizia locale.

Il bimotore Let-410 di una piccola compagnia kenyana, Mombasa Air Safari, si è schiantato al suolo nel celebre parco turistico nel Sud-ovest del Paese, con a bordo 11 passeggeri, cinque tedeschi, quattro americani e due cechi, e tre membri dell’equipaggio. E’ precipitato poco dopo il decollo dalla pista di Ngerende, all’estremità orientale di Masai Mara e circa 250 chilometri a Est della capitale Nairobi.

La polizia al momento non ha comunicato la nazionalità dei piloti morti. Il LET-410 è un bi-turbopropulsore che può trasportare tra i 17 e i 19 passeggeri, secondo il sito internet della compagnia ceca Let, che produce l’aereo. Un’equipe di “Flying Doctors”, un’associazione medica specializzata in particolare nelle evacuazioni sanitarie nelle zone remote dell’Africa, ha raggiunto il luogo dell’incidente per prestare soccorso.

Fonte:www.corriere.it \ www.leggo.it \www.tmnews.it



Delhi, India – Anche American Airlines se ne sbarazzò all’inizio dell’anno

(WAPA) – Air India Ltd potrebbe vendere cinque aerei di linea a lungo raggio Boeing 777/200, valutati a 1,4 miliardi di dollari (al prezzo di listino). La stampa rende noto che gli aerei erano stati acquistati da Air India nel 2006 all’interno di un maxi-acquisto di 111 aerei per un valore di 11 miliardi di dollari. Questi velivoli bimotori sono stati utilizzati prevalentemente sulle rotte dirette verso il Nord America, come Toronto, Chicago e New York. La compagnia avrebbe deciso di venderli dopo non esser riuscita a noleggiarli ad altri vettori.

“Pensiamo di venderne cinque, e tenerne solo tre per i voli verso New York. Anche se non riuscissimo a venderli, sarebbe comunque meglio lasciarli a terra perché si risparmierebbe sui costi accessori. Sono davvero assetati di carburante” avrebbe rivelato una fonte interna ad Air India che ha preferito rimanere anonima.

Come accennato, Air India avrebbe a lungo cercato di noleggiare gli aerei con scarso successo, perdendo soldi nel continuare a farli volare. La stampa cita la rotta di New York, che da sola avrebbe arrecato perdite per duecento milioni di dollari all’anno al vettore di Nuova Delhi.

Air India non è comunque la sola a sbarazzarsi del 777/200. Ad esempio anche American Airlines, che offriva un “Volo non stop Chicago-Delhi su Boeing 77/200 dal 2005, ha eliminato la rotta all’inizio dell’anno”.

“Il problema è che il 777 ha troppa capacità per quello che si è dimostrato essere la vera essenza della richiesta nell’economia globale. Il 777 è un aereo grande ed è quindi più costoso di un, ad esempio, 767ER, che può comunque portarti altrettanto bene dovunque vuoi arrivare”.

Fonte:www.avionews.it



L’intervento di Jimmy Pasin, coordinatore del Malpensa Forum promosso dal PD: “Il sistema del trasporto aereo non può essere letto in modo disgiunto dal trasporto a terra, gomma e ferro”

 

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Jimmy Pasin, Capogruppo PD del Consiglio Comunale di Somma Lombardo e coordinatore del Malpensa Forum del PD

Gent. Direttore,
la notizia di ieri, sull’ipotesi di presentazione di un Piano Nazionale del Trasporto Aereo da parte del Ministro Passera, non è una novità: il Piano di cui si parlerà nelle prossime settimane, che è alla base della possibile chiusura di molti aeroporti e del consolidamento o ampliamento di molti altri (33/40), parte dallo studio ENAC (con OneWorks, KPMG, Nomisma), pubblicato il 1° settembre del 2010.

Uno studio i cui dati, evidentemente, risalgono ad almeno 3/4 anni fa, che comunque disegna un futuro per lo sviluppo del sistema aeroportuale in Italia.

La buona notizia è quella che si vogliono porre la basi per una “normalizzazione”, anche giuridica, di molte infrastrutture, nate e cresciute sempre senza un progetto generale e spesso fuori o in assenza di regole.

La cattiva notizia è che questo lavoro arriva oggi solo per mettere una “pezza” ai vari progetti presentati recentemente alla Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale) tra i quali quello dell’ampliamento dell’Aeroporto della Malpensa.

Con l’aggravante che lo Studio di ENAC, del 2010, non faceva altro che mettere in ordine il puzzle delle infrastrutture aeroportuali italiane e dei loro progetti di sviluppo.

Se quello studio deve diventare un “Piano”, a questo punto si dovrebbe passare attraverso una Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che coinvolga tutti gli attori interessati ai vari progetti di conferma, ampliamento o dismissione.

Ma io credo che si debba fare anche un ulteriore passo avanti: il sistema del trasporto aereo non può essere letto in modo disgiunto dal trasporto a terra (gomma e ferro), l’esempio della TAV Milano-Roma in netta concorrenza con i collegamenti aerei delle stesse città, che ha provocato negli ultimi anni un acceso dibattito, dovrebbe insegnare qualcosa, come pure la soppressione di molti treni “notturni” (causa dell’occupazione di varie torri ferroviarie e della preoccupazione di molti viaggiatori) causati dalla concorrenza con i sistemi di collegamento aereo.

Spero che questo sia l’inizio di un dibattito che non abbia come “dato di fatto” molti dei progetti non ancora approvati: sarebbe una “sanatoria preventiva” per tutti quei progetti inutili o dannosi di cui l’ampliamento di Malpensa è capofila.

Una corretta discussione dovrebbe, partendo dal sistema dei trasporti in Italia, valorizzare ed osservare con attenzione i territori coinvolti, e sviluppare progetti compatibili e sostenibili.

Girolamo Pasin

Coordinatore del MalpensaForum del PD di Varese

Capogruppo PD del Consiglio Comunale di Somma Lombardo

24/08/2012



(AGI) Cagliari – La guardia di finanza ha avviato un’indagine sulla gestione contabile della Sogaer, la societa’ che gestisce l’aeroporto di Cagliari-Elmas. Da quanto si apprende il nucleo tributario delle Fiamme Gialle sta svolgendo controlli per accertare che non siano state violate le norme in materia di aiuti di Stato. I riflettori dei finanzieri sono puntati sui contratti stipulati con le compagnie low-cost Ryanair e EasyJet anche per verificare la loro compatibilita’ con la continuita’ territoriale aerea finanziata dalla Regione

Fonte:www.agi.it



Sydney, Australia – Sarà il secondo Paese al mondo a schierare il nuovo gioiellino Boeing

(WAPA) – L’Australia ha preso la sua decisione riguardo alla propria flotta di aerei da caccia multiruolo F/A-18 Super Hornet. Dodici di questi cacciabombardieri saranno infatti convertiti nella versione EA-18G Growler, punta di diamante della Us Navy per la guerra elettronica. Al momento il Paese schiera un totale di 24 di questi caccia, evoluzione del notissimo F/A-18 Hornet.

Il Growler, va detto, è un aereo particolare. Vista la tendenza ad unificare all’interno di un’unica cellula differenti capacità operative (il Joint Strike Fighter è un chiaro esempio di questa politica), la Us Navy ha da tempo ampliato la propria dotazione di caccia F-18 Hornet (attualmente l’unico aereo da attacco imbarcato, che ha sostituito anche l’F-14 nel ruolo di intercettore a lungo raggio) convertendone molti in Super Hornet, più potenti e moderni.

La variante per la guerra elettronica Growler rimpiazzerà l’altrettanto noto EA-6B Prowler. A differenza del Prowler, il Growler, nonostante sia equipaggiato con missili antiradar e una strumentazione appositamente concepita, può comunque trasportare quasi tutta la gamma di armi di cui è capace il Super Hornet, mantenendo al contempo un notevole rapporto tra offesa e difesa.

“Questo garantirà all’aeronautica militare australiana la capacità di operare missioni di soppressione elettronica in supporto alle operazioni internazionali. La peculiarità del Growler è anche la possibilità di svolgere il ruolo di sorveglianza aerea, ricognizione e intelligence. Con questo potremo supportare l’intero spettro di missioni speciali per la difesa in tutti i conflitti maggiori” ha dichiarato la Royal Australian Air Force.

Ricordiamo inoltre che, dopo gli Stati Uniti, questa decisione rende l’Australia il secondo Paese al mondo a schierare il Growler.

Fonte:www.avionews.it


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