2017 Gennaio

Tutte le news dall’Aeroclub di Modena

31 Gennaio 2017

La legge di Murphy è un insieme di paradossi pseudo-scientifici a carattere ironico e caricaturale. Si possono idealmente riassumere nel primo assioma, che è in realtà la “Legge di Murphy” vera e propria, che ha dato il titolo a tutto il pensiero “murphologico”:

Se qualcosa può andar male, andrà male.

In questo “episodio” della serie questa legge viene applicata al mondo dell’aviazione.

Buona lettura  cliccate qui La legge di Murphy

Fonte JP4

R.R.


23 Gennaio 2017

La spina dorsale della flotta nella nostra scuola di volo è costituita da tre vertebre…no cioè scusate, da tre velivoli Piper Tomahawk II.

Tre insostituibili, instancabili, robusti aerei progettati per il lavoro pesante (l’addestramento di primo periodo). Progettato nella seconda metà degli anni 70 dalla Piper dopo aver raccolto le indicazioni di molti istruttori di volo americani, su come doveva essere un velivolo per l’addestramento di primo periodo. Le richieste erano per un velivolo che dimostrasse in maniera efficacie tutte le tipologie dello stallo, stallo aggravato e la vite, ma che fosse abbastanza comodo per l’allievo e l’istruttore, parsimonioso nel consumo carburante, con una buona autonomia e robusto, molto robusto.

La scelta dell’aero club Modena, nei primi anni 80, di dotarsi di questo velivolo si è rivelata azzeccata. Qualche centinaio di piloti dell’aero club ha imparato a volare sul Tomahawk. I tre esemplari in linea anno dimostrato in pieno la bontà del progetto Piper, compresa la robustezza. Mediamente hanno ognuno più di 14000 atterraggi, (molti dei quali un po’ rudi, ma sempre nei limiti), e ancora parecchie migliaia di ore di vita operativa davanti. Quest’anno, se non ci sono intoppi la flotta Tomahawk vedrà un upgrade avionico per uniformarsi alle nuove esigenze radio (spaziatura 8.33 KHz), e transponder (modo S e ADS-B out). Inoltre rinnovo interni, verniciatura e, forse, una sorpresa.

Stay tuned.

R.R.

 


22 Gennaio 2017

Così ho “volato sulla Guerra”

Giancarlo guidava i caccia nel ‘45. «Venivamo visti come dei privilegiati, figli di un’Italia ricca. Ma la metà dei miei compagni non ce l’ha fatta, sono stati abbattuti o fucilati»

Nel libretto di volo della Regia Aeronautica è racchiusa la sua storia. Quarto Stormo Novantesima Squadriglia. Le operazioni di guerra in rosso, i voli di ricognizione in nero. Non ha bisogno di rileggerle Giancarlo Galbusera, classe 1917, nato a Rossiglione in provincia di Genova, l’ultimo pilota di aerei da caccia della Seconda guerra mondiale. Di quegli anni ricorda tutto alla perfezione. Dopodomani,24 gennaio, compie cento anni, ma della sua vita non ha perso un frammento. La sua memoria è perfetta, così come la sua vista. «È per questo che mi rinnovano sempre la patente», scherza estraendo dalla tasca un documento da Guinness dei primati: data di scadenza 2017. Un pilota centenario che vive il presente con lo stesso entusiasmo con cui ha attraversato il secolo scorso. Nessun rammarico e rimpianto. «Per noi la guerra non era il combattimento, era un motivo per volare, adrenalina pura. La paura non esisteva; che si trattasse di bombardamenti o no, per noi aviatori l’importante era partire». Nessuno si tirava indietro. «Da Palata ci alzavamo in volo per le azioni in Albania: ci affiancavamo sull’Adriatico, e ci sentivamo i padroni del cielo».

Le missioni

Scorriamo le pagine di quei meticolosi report di guerra ingialliti: 54 azioni belliche, sette trasferimenti. Siamo nel novembre 1944. Totale ore di volo effettuate da Lecce 250, con un P39. Mitragliamento di Podgorica. Galbusera si rivede sul Montenegro. La stilografica rossa racconta: l’attacco dall’alto a un concentramento di 70 automezzi, la reazione contraerea, un mitragliamento sulla strada che porta alla città. «Il nostro sistema di puntamento rispetto a quelli di oggi era ridicolo: guardavamo in una specie di bicchiere con due righe in mezzo e sparavamo». E scherza sugli obiettivi mancati, racconta di un ponte e della mira sbagliata. «Il ponte è rimasto lì, meglio così». Era l’anno del P39, l’Air Cobra, «il miglior aereo che abbia mai guidato, 1500 cavalli dietro alla schiena, un cannoncino da 37 millimetri attraverso l’asse dell’elica e quattro mitragliatrici sulle ali». Prima c’erano stati i CR30, il famoso CR32, il CR42 Falco, il Macchi 200 e il G50, «il più brutto apparecchio della mia carriera — ammette — l’unico con cui ho avuto un incidente serio per un atterraggio troppo lento».

 

La vita dopo la guerra

Galbusera si considera uno dei più fortunati della guerra. «Venivamo visti come dei privilegiati, figli di un’Italia ricca». Suo padre era direttore del cotonificio di Rossiglione, e i suoi compagni di volo si chiamavano Carlo Negri, giovane rampollo della famiglia Pirelli, Pier Ugo Gobbato, figlio di Ugo Gobbato alla presidenza dell’Alfa Romeo, e Giorgio Bertolaso, papà dell’ex capo della Protezione civile. «La metà dei miei compagni non ce l’ha fatta, passare tra una scheggia e l’altra di un’antiaerea non era facile, e quelli che riuscivano ad atterrare e non avevano la fortuna di cadere fra le braccia dei partigiani, venivano fucilati dai tedeschi». È quello che è successo al suo migliore amico, il sottotenente Carlo Negri. «Dopo l’armistizio dell’8 settembre si era offerto volontario per lanciare su Coriza un messaggio destinato al reparto italiano, ma il suo Aermacchi C205 fu colpito e a terra venne catturato e fucilato dai tedeschi».

Il volo, dopo la guerra, è rimasto l’hobby e la passione di un uomo che è diventato imprenditore aprendo un maglificio, una ditta di materiale subacqueo, e un’azienda di materie plastiche, supportato dalla moglie Oriana di 32 anni più giovane, sposata al suo rientro a Genova. «Perché la vita da generale a riposo non faceva per me». E a questo punto è svelato il segreto della sua longevità.

Fonte: Savina ConfaloniCorriere della Sera


20 Gennaio 2017

Secondo “episodio” della serie, questa volta si tratta di una avventura militare che riguarda un vecchio foto ricognitore italiano negli anni 70.

I più vecchi di voi ricorderanno gli RF84F basati a Verona Villafranca, specialmente quelli che abitavano nell’area padana, dove questi velivoli “sfrecciavano” a bassa quota in partenza per le missioni e di ritorno alla base. Pur non trattandosi di aviazione generale rimane una simpatica storia di aviazione.

Lo stile è lo stesso della “puntata precedente”, piacevole e con un accenno umoristico, buona lettura.

Cliccate qui Il-fiammifero.pdf

fonte JP4

R.R.


14 Gennaio 2017

Veloce volo nel primo pomeriggio con l’amico Claudio, a bordo dell’I-MODU, il Piper 28-181 dell’Aero Club di Modena.

Un volo verso nord fimo alle sponde del Po, con una visibilità stupenda, tanto che dalla verticale della città di Carpi era possibile scorgere le due centrali idroelettriche di Ostilia e Sermide lungo il grande fiume, i Colli Euganei che spuntavano dalla foschia bassa, la catena montuosa attorno al Lago di Garda e tutto l’arco dolomitico che pian piano spariva tra le nubi basse cariche di neve…


P.G.


12 Gennaio 2017

La scatola nera. Tutti conoscono cosa significa questo termine del mondo aeronautico. E’ un sistema di registrazione dei dati di volo di un aereo (velocità, quota, accelerazioni ecc.), dei dialoghi di cabina fra i componenti dell’equipaggio e le comunicazioni radio. Di nero questi dispositivi non hanno niente, infatti sono verniciati di uno sgargiante color arancione o rosso, ma evidentemente il colore nero è più “giornalistico”!.

Direte ma…… queste considerazioni nella home page del sito web dell’aero club Modena che significano?

Spiegazione. Una serata durante le feste appena passate, ero nell’ultimo ambiente della mia abitazione (la mansarda), nel quale posso ancora imporre la mia autorità di capofamiglia, mentre in tutto il resto della casa l’autorità è impersonata da moglie e due figlie. Lo scopo era di riordinare la libreria stracolma di documenti, libri e riviste, tutta roba aeronautica naturalmente. Durante le operazioni mi sono soffermato a sfogliare qualche numero di JP4. Questa è una rivista aeronautica italiana apparsa nelle edicole nel 1972, della quale possiedo tutti i numeri.

In alcuni numeri degli anni 80, mi sono imbattuto nella rubrica “La scatola nera”. Questi articoli in pratica rivisitavano  inchieste relative ad incidenti aerei più o meno gravi, proponendoli in forma più fluida, tralasciando la maggior parte dei tecnicismi riportati nei documenti ufficiali, e trasformando quei testi in una sorta di racconto o storia di aviazione, con a volte risvolti leggermente umoristici.

L’idea è di rendere fruibili ai visitatori del sito web queste “novelle”, considerando anche il fatto che la maggior parte dei lettori difficilmente ha avuto modo di leggerle sulla rivista a suo tempo. Quindi richiesta e ottenuta l’autorizzazione alla casa editrice della rivista JP4, ogni tanto pubblicheremo questi documenti sperando di far cosa gradita e, soprattutto, per variare un pochino il “menu” degli articoli che vengono normalmente vengono proposti.

Buona lettura.

Dimenticavo, non mi sono presentato, ma visto che sono timido, dico solo che sono un componente dello staff della IT.ATO.0008 (cioè detto alla vecchia maniera, la scuola di volo dell’aero club Modena).

Cliccate quì  blackbox1


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